I VACCINI IN ITALIA E IN EUROPA…PER RISPONDERE AL TRIBUNALE PER I MINORENNI QUANDO ACCUSANO I GENITORI DI NON AVER VACCINATO I FIGLI MINORI.
Sono 14 i Paesi europei che non hanno vaccinazioni obbligatorie, 16 invece i Paesi che hanno almeno una vaccinazione obbligatoria inclusa nel loro programma vaccinale. A non prevedere alcuna obbligatoria sono: Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Islanda, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Portogallo, Spagna, Svezia, Regno Unito. Ma i calendari vaccinali in Europa sono molto simili tra loro, con il vaccino esavalente che non viene usato solo in Finlandia, Islanda, Ungheria e Svezia (negli altri Paesi dove non è obbligatorio, è raccomandato) e quello contro morbillo, rosolia e parotite che è presente in quasi tutti i Paesi in forma almeno raccomandata.
E l’Italia? In Italia le vaccinazioni obbligatorie attualmente sono 10 (dopo il decreto Lorenzin del 2017): anti-poliomielitica, anti-difterica, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus influenzae tipo b, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite ed anti-varicella.
Tuttavia l’obbligo sussiste per i bambini di età compresa tra 0 e 16 anni ma detto obbligo deve essere messo in relazione con l’obbligo scolastico : in generale, il rispetto degli obblighi vaccinali diventa un requisito per l’ammissione all’asilo nido e alle scuole dell’infanzia (per i bambini da 0 a 6 anni), mentre dalla scuola primaria (scuola elementare) in poi i bambini e i ragazzi possono accedere comunque a scuola e fare gli esami, ma, in caso non siano stati rispettati gli obblighi, viene attivato dalla Asl un percorso di recupero della vaccinazione ed è possibile incorrere in sanzioni amministrative da 100 a 500 euro. Sono esonerati dall’obbligo i bambini e i ragazzi già immunizzati a seguito di malattia naturale, e i bambini che presentano specifiche condizioni cliniche che rappresentano una controindicazione permanente e/o temporanea alle vaccinazioni.
In conclusione, è illegittimo sottrarre ad una famiglia un minore di 6 anni non vaccinato posto che la scuola materna non è obbligatoria; dopi i 6 anni idem in quanto i genitori potrebbero optare per il pagamento di una sanzione amministrativa, mandando comunque i figli alla scuola dell’obbligo. Fermo restando che i genitori sarebbero comunque liberi di far assolvere ai figli l’obbligo scolastico attraverso l’iscrizione e la frequenza della scuola parentale, che molti giudici minorili ignorano. Infatti se i genitori scelgono l’istruzione parentale devono rilasciare al dirigente scolastico della scuola più vicina una dichiarazione, da rinnovare anno per anno, sulla capacità tecnica o economica di provvedere all’insegnamento parentale. Il dirigente scolastico ha il dovere di verificare la fondatezza di quanto dichiarato dai genitori.
Il minore sostiene ogni anno un esame di idoneità all’anno scolastico successivo in qualità di candidato esterno presso una scuola statale o paritaria, fino all’assolvimento dell’obbligo di istruzione. La scuola che riceve la domanda di istruzione parentale è tenuta a vigilare sull’adempimento dell’obbligo scolastico dell’alunno. A controllare non è competente soltanto il dirigente della scuola, ma anche il sindaco. Quindi la scuola parentale è legale in quanto rientra a pieno titolo nell’art. 34 Cost. attuato da diverse leggi; anche il ricorso alla scuola parentale può essere un valido escamotage per non vaccinare i propri figli, vista l’incertezza di questi tempi bui…
Avv Gian Luca Gismondi
Presidente Associazione I figli del Mediterraneo
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IL CASO DEL PROF ENOCH BURKE E IL PERICOLO PER I DIRITTI UMANI NEL MONDO OCCIDENTALE ATTUALE.
Enoch Burke è un professore di storia e di lingua tedesca nella scuola Wilson’ s hospital di un paese dell’Irlanda.
Nel maggio 2022 il professor Enoch Burke viene sospeso a tempo indeterminato dal collegio della Chiesa d’Irlanda. Il motivo? Il docente ha usato il pronome sbagliato nei confronti di una sua alunna, anzi di un suo alunno che era nella fase di cosiddetta transizione sessuale. Invece di usare il neutro “they”, che corrisponde all’italiano “voi”, ha usato il maschile “he” che corrisponde a “lui”.
Il professore è contro l’ideologia gender per motivi legati alla sua religione e perché la ritiene menzognera ed assurda.
Tuttavia quanto fatto dal professore è bastato per far scattare la segnalazione alla scuola da parte del ragazzo o ragazza che dir si voglia e dei genitori. E l’istituto ha deciso così di adeguarsi all’ideologia dell’alunno, non solo sospendendo Burke, ma vietandogli l’accesso all’interno dell’edificio scolastico, come se fosse un molestatore qualsiasi.
Il docente ha però deciso di disattendere l’ordinanza, recandosi dentro l’edificio e venendo così arrestato.
Ha scontato ben 400 giorni di carcere e una volta libero due giorni fa si è nuovamente recato presso la scuola, per svolgere la sua attività di insegnante ed è stato nuovamente arrestato. Il giudice che ha disposto i suoi arresti e’ un certo Barry O’Donnell. In passato avrebbe infatti svolto il ruolo di avvocato per l’agenzia statale irlandese TUSLA per la protezione dei minori, che tuttavia sembra avere una chiara impronta in favore della cosiddetta ideologia gender.
A differenza di tanti presidi e professori italiani che si adeguano a questa ideologia permettendo anche a personaggi come le Drag Queen o ad associazioni pro LGbt di entrare nelle scuole ad insegnare “stronzate” del tipo “il genere non esiste”, “ognuno è quello che si sente di essere” ecc, il professore Burke ha avuto il coraggio di ribellarsi e sta pagando per tutti i professori e i genitori vigliacchi e silenti, coloro che per tirare a campare accettano lo status quo, rovinando la vita dei giovani di oggi.
Siate tutti come il professor Burke! Uomini coraggiosi a difesa dei giovani! E a difesa di una libertà fondamentale come quella di pensiero.
Avv Gian Luca Gismondi
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UN’ALTRA VITTIMA MASCHILE DELLA PROPAGANDA FEMMINISTA…
Non un incidente stradale, ma «un’esecuzione». Ad uccidere Fabio Ravasio, un 52enne con la passione per la bicicletta investito lo scorso 9 agosto in via Vela a Parabiago (Milano), sarebbero state sei persone, e non un pirata della strada.
I carabinieri di Legnano hanno fermato, su richiesta della Procura di Busto Arsizio, sei persone, fra cui la moglie, con l’accusa di omicidio in concorso aggravato dalla premeditazione dopo che, anche grazie alle confessioni, è stata ritrovata la vettura dell’investimento.
La moglie di Fabio Ravasio aveva premeditato l’omicidio per motivi economici legati alla volontà di accaparrarsi l’eredità del marito.
Senza mezzi termini, come è nel mio stile, questa è una zoccola, delinquente, indotta ad agire in questo modo abietto dal sistema Italia, dal femminismo becero, dalla grave menzogna della violenza sulle donne e del patriarcato, propagandato nelle scuole, in televisione, sui cartelli pubblicitari, alla radio… una donna si sente legittimata ad uccidere il marito. Lo ha fatto questa moglie con un incidente stradale simulato, facendo investire il marito da quegli uomini molto diffusi che ancora oggi per una donna sono disposti a tutto. Chissà cosa avrà raccontato questo residuo sociale ai complici ( e chissà cosa gli avrà dato o promesso), magari gli aveva descritto il marito come un feroce patriarca titolare della patria potestà, violento fisicamente ed economicamente…si sa che quando le donne straniere arrivano in Italia assumono vizi e virtù delle donne del paese ospitante, per cui non mi meraviglierei se la difesa della donna nel processo venisse impostata sulle idiozie femministe.
Ma la mandante di questo omicidio non è solo la moglie del povero Fabio Ravasio! La colpa è anche di una magistratura femminista e femminile che applica le leggi a senso unico, di una scuola che attraverso un corpo insegnanti ideologizzato insegna ai ragazzi che in Italia esiste il patriarcato e la violenza sulle donne, di un mondo dello spettacolo ancorato sul femminismo al pari della scuola, di mezzi di informazione che bombardano le menti labili dell’italiano medio per inculcargli idiozie femministe.
Basta, basta, basta! La violenza non ha genere! bisogna insegnare e propagandare il reciproco rispetto tra uomo e donna, la condivisione delle scelte di vita ma la divisione dei ruoli, una giustizia più equa nelle separazioni e nei divorzi, l’abolizione dell’assegno divorzile, un reale affido condiviso dei figli e il loro mantenimento diretto da parte dei genitori; basta assegni perequativi! Se la donna lavora deve contribuire al mantenimento dei figli, se non lavora deve andare a lavorare, l’uomo non è un bancomat e ha il diritto di rifarsi una vita e continuare a fare il padre dei propri figli. Basta con i centri antiviolenza per sole donne!
Oggi Fabio Ravasio rappresenta tutti gli uomini, mariti e padri, vessati da questo sistema marcio!
Gli uomini, oggi sempre più femminilizzati, devono riprendersi il loro ruolo nella società e nella famiglia! Altrimenti nessuno più metterà su famiglia nei prossimi anni! E l’Italia per come la conosciamo sparirà.
Avv Gian Luca Gismondi
Presidente Associazione I figli del Mediterraneo
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LE FINTE EMERGENZE CREATE DAL PD E IL BUSINESS DELLA PARITÀ DI GENERE E DEI DIRITTI LGBTQ.
Tempo fa la trasmissione d’inchiesta “Report”, in onda su RAI 3 e condotta dal giornalista Sigfrido Ranucci, si è occupata di due società, la “Be pride srl” e la “Obiettivo 5”. Il fatto interessante relativo a queste due aziende è essenzialmente legato ai loro azionisti di maggioranza: il deputato Alessandro Zan, portavoce in politica delle istanze LGBTQ+, e la deputata Michela Di Biase, femminista militante, fondatrice dell’associazione FARE (Femminista, Ambientalista, Radicale ed Europeista). Entrambi appartengono al Partito Democratico e la Di Biase è anche moglie dell’esponente del PD Dario Franceschini. Naturalmente non è vietato a parlamentari eletti di essere titolari di aziende o società, dunque perché Report ha voluto mettere il naso?
Stando al servizio andato in onda tempo fa, sussisterebbe un problema di opportunità politiche . Sì perché la “Be pride” di Zan, facendo onore al suo nome ben poco fantasioso, gestisce l’intera organizzazione del “Festival LGBT” di Padova : ben tre mesi di manifestazioni, feste e attività, tutte finalizzate a promuovere i cosiddetti diritti arcobaleno . Roba che muove un milione di euro circa, cifra che Zan dichiara regolarmente e che, così dice, viene interamente assorbita dalla manifestazione. Segnalava sospetta che possano anche nascondersi dei profitti, ma l’onorevole nega decisamente. La società della Di Biase, invece, si occupa di certificazioni per la parità di genere, fornendo consulenza alle aziende o alle organizzazioni che la vogliono ottenere, ora che è stata ufficialmente inserita nel codice dei contratti. Anche qui Report aveva sospettato scorrettezze, tipo che le “entrature” della parlamentare, a partire da suo marito, le hanno consentito di entrare nel relativo mercato in ampio anticipo rispetto ad altri, ma lei ovviamente nega.
Nonostante le risposte di fatto convincenti dei due e nonostante il fatto che essi operino in piena legalità, rimane un aspetto legato all’opportunità politica e, aggiungiamo noi, anche etica, di innestare un business proprio sulle tematiche-guida dell’attività politica dell’ uno e dell’altro . Conosciamo perfettamente l’attivismo di Zan nello stesso campo in cui la società di cui è amministratore unico opera, in area padovana; meno nota è forse l’attività di Di Biase nel campo della “parità di genere”, ma è sufficiente raccogliere un po’ di informazioni sulla sua carriera politica per riscontrarla. È impossibile, dopo le rivelazioni di Report, resistere quindi dal chiederersi se e quanto l’attività parlamentare dei due fosse o sia condizionata dalla necessità di fatturare delle rispettive società o, viceversa, se e quanto il consenso elettorale raccolto dai due politici sia ad esse in qualche misura debitore. Insomma, è lecito chiedersi, come per altro fa lo staff di Ranucci, se il tutto non si configura come un conflitto d’interessi , di cui magari beneficia in qualche modo anche il PD.
Su questi aspetti ognuno è libero di maturare la propria opinione. Di contro, ci sono ragioni fattuali per cui è ragionevole sentire più di una stonatura in tutta la situazione. Entrambi i parlamentari infatti hanno innestato un business laddove il sistema da tempo apre ampie fette di mercato. Per sistema s’intende qui quello neoliberista occidentale affermatosi negli ultimi trent’anni, quello, per intenderci, che al di sopra della regola aurea del capitalismo classico secondo cui «è la domanda che fa l’offerta» ha collocato una nuova regola, ormai diventata pressoché l’unica: «è l’offerta che crea la domanda » . Mentre la prima regola suona sensata, nella misura in cui deriva direttamente dai bisogni espressi dai cittadini-consumatori, la seconda è un’anomalia, perché permette a chi, a diverso titolo, gestisce il potere (politico, economico, mediatico) di creare bisogni che non hanno fondamento reale . La creazione di nuovi bisogni, sebbene artificiali , è pane quotidiano nelle economie occidentali. In questo senso gli esempi si sprecano e no, non stiamo parlando dei prodotti trend per cui individui liquefatti della nostra contemporaneità fanno le code di notte di fronte ai negozi, ma di qualcosa di più ampio e pianificato.
In tal senso le tematiche LGBTQ+ e femministe, così come in verità tante altre di cui non parleremo per brevità, rientrano proprio in questo schema. Si impone una tematica ammantandola di emergenza, innescando decisioni politiche, sostenute dai debiti battage , che a loro volta aprono le porte a nuovi business. Di fatto, è ben noto, non c’è alcun deficit nell’ambito dei diritti riconosciuti alle persone gay, lesbiche o trans: essendo essi persone, hanno riconosciuto dalla legge tutti i diritti già riservati ad ogni altra persona, né più, né meno . Tuttavia, per innescare il circuito d’affari basta negare che sia così, anzi strillare che la discriminazione sia la regola, se non nelle leggi, nella cultura diffusa. Allora il potere interviene cercando di correggere i difetti culturali, anche se quei difetti in realtà non esistono : il risultato sono leggi ad hoc, magari dettate da entità sovranazionali (ONU, UE, eccetera), supportate da mirate campagne mediatiche, con l’effetto collaterale ma decisivo per aprire autostrade a nuove e remunerative attività economiche voraci di risorse sia pubbliche che private e soprattutto di manipolare menti deboli, soprattutto giovani.
Quello di un festival LGBTQ+ o di una certificazione di parità è tipicamente un bisogno artificiale , indotto sul piano culturale e in alcuni casi incentivato o imposto a livello legislativo e alla mente torna subito cosa stabiliva il pericoloso Ddl Zan . In altri casi, leggi del genere sono passate: oggi l’azienda che ha una certificazione di parità di genere, ad esempio, ottiene sgravi fiscali, e quella stessa certificazione è ormai obbligatoria per poter partecipare a bandi riccamente finanziati con fondi comunitari, come nel caso del programma “Horizon 2020”. Il neoliberismo occidentale degli ultimi trent’anni ha imposto queste anomalie e insieme ha tolto alla politica ogni scampolo rimasto di potere atto a correggerle. Oggi la politica obbedisce con prontezza e zelo ai diktat di un sistema economico che non governa più.
Decenza vorrebbe che chi partecipa alle decisioni politiche cercasse comunque di limitare i danni o per lo meno rimanesse passivo e distante, senza cavalcare l’onda per proprio profitto . Cosa che, tra l’altro, allunga un’ombra angosciante sulla sincerità delle varie militanze dichiarate. Ed è sotto questo profilo che il servizio di Report sulle aziende di Zan e Di Biase assume particolare senso; se non c’è conflitto d’interessi, c’è opportunità politica; se non c’è inopportunità politica, ci sono due politici che non fanno il loro mestiere o, peggio, lo fanno molto male.
Questo articolo è rivolto a quella maggioranza di persone che non ragiona con la propria testa ma sulla base di problematiche create ad hoc dal sistema. Problematiche divisive e pericolose per la società come quelle del femminismo e dei diritti lgbtq , che ormai permeano l’attività di ampi settori della pubblica amministrazione che vanno dalla magistratura alla scuola, dai servizi socio-assistenziali alla sanità, dai mezzi di informazione alla pseudo cultura odierna.
Prendere coscienza e combattere per ristabilire una vera parità dovrebbe essere la priorità di ogni cittadino, italiano e straniero. Sui presunti diritti civili, politici ed amici dei politici si stanno arricchendo alla faccia delle donne e degli appartenenti al mondo LGBTQ.
Avv Gian Luca Gismondi
Presidente Associazione I figli del Mediterraneo
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Giudice morta suicida, la madre inviò una lettera anonima alla polizia:
“Indagate sulla famiglia” continua su:
https://www.fanpage.it/…/giudice-morta-suicida-la…/#
https://www.fanpage.it/
Leggo di un giudice donna che si è suicidata il 26 dicembre 2022. Leggo di una denuncia anonima, non valida, che la madre di questo giudice invio’ alla polizia qualche giorno prima del suicidio descrivendo un clima conflittuale in famiglia tra la figlia giudice , il marito di costei, avvocato, e il figlio minorenne della coppia. Evidentemente la causa del presunto conflitto era proprio la donna visto che aveva contro marito e figlio minorenne. A distanza di due anni viene aperta un’indagine dalla procura dell’Aquila per maltrattamenti in famiglia a carico del marito della donna e del figlio minore.
Vi rendete conto dove siamo arrivati? Basta la denuncia anonima di una donna per arrivare ad aprire un procedimento penale contro marito e figlio per presunti maltrattamenti che forse avrebbero indotto la donna al suicidio. L’ articolo parla di denuncia anonima scritta dalla madre… ma se è anonima non si dovrebbe conoscere l’autore (sic!)
E allora che dire delle migliaia di padri separati vessati dalle ex mogli che gli impediscono di vedere i figli e li distruggono economicamente togliendogli casa e chiedendo cospicui mantenimenti per i figli che spesso servono a soddisfare le istanze egoistiche di queste ex mogli? Il tutto magari condito da uno o più tradimenti della ex moglie al marito? Quando uno di questi uomini si suicida tutto tace. Lo fa una donna, peraltro giudice, e subito si cerca il colpevole in famiglia… non può essere che la donna soffrisse di qualche disagio mentale o che fosse depressa?
Occorre mettere fine a questo schifo, unendo le forze e occupando i tribunali, come prima azione. Altrimenti gli uomini, ormai sempre più rari, finiranno nel baratro.
Avv Gian Luca Gismondi
Presidente Associazione I figli del Mediterraneo
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DA QUOTA ROSA A TUTTO ROSA…L’ANOMALIA DELLA SEZIONE FAMIGLIA DEL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA.
Marta Ienzi, Cecilia Pratesi, Filomena Albano, Stefania Ciani, Francesca Cosentino, Maria Vittoria Caprara, Valeria Chirico, Annamaria Di Giulio, Simona Rossi, Paola Larosa, Maria Teresa Moretti. Inoltre Fulvia Esposito, Tiziana Pavoni e Maria Grazia Belli, con lo “ straniero” Francesco Paolo Mansi.
Sembrerebbe la formazione di una squadra di calcio femminile e invece è l’attuale composizione della sezione famiglia del Tribunale Civile di Roma. In barba alle pari opportunità, in barba alle quote rosa, il CSM ha deciso che la sezione famiglia del Tribunale più grande d’Italia debba essere composto da sole donne. Oltre ad appartenere tutte all’area liberal progressista della magistratura ( Md- Area) alcune di queste sono anche femministe e pro LGbt. Per esempio Filomena Albano nel 2016 era stata nominata Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza dall’allora Presidente della Camera Laura Boldrini, paladina del femminismo nostrano. Dopo 4 anni questo giudice è rientrato nel ruolo facendosi assegnare alla sezione famiglia del Tribunale Civile di Roma, con buona pace per i padri separati e per i figli che chiedessero di essere collocati presso il padre.
Al Tribunale per i minori di Roma la situazione è la stessa, tutti i giudici togati sono di sesso femminile , femministe e pro LGbt e qui a rimetterci l’affidamento dei figli sono spesso entrambi i genitori. Del resto se la paladina del femminismo Monica Cirinna’ ha voluto la legge sulle unioni civili nel 2016, riconoscendo le unioni tra persone dello stesso sesso, chi deve dare figli a queste coppie? Naturalmente la magistratura minorile ricorrendo all’affidamento familiare : del resto nessuna legge, dicono questi giudici, proibisce l’affidamento di minori a coppie dello stesso sesso.
Nelle più grandi città d’Italia la prassi è la stessa !
Al Tribunale ordinario capita spesso che un figlio minore chieda di essere collocato dalla madre e il collocamento avviene tout court. In caso contrario, invece, subentrano servizi sociali, educatori, ctu per capire se il figlio minore è manipolato dal padre, è alienato come si usa dire oggi. E se un fatto del genere dovesse avvenire in un procedimento per l’affidamento dei figli davanti al Tribunale dei minorenni allora creano il conflitto genitoriale per prelevare i figli minori dalla famiglia e portarli in casa famiglia con il rischio che se davanti ai servizi sociali e al giudice minorile ci sono due genitori liberi e consapevoli, si apra un procedimento per accertare lo stato di abbandono dei figli e dichiararli adottabili…
Non sono politicamente corretto, dico quello che penso e faccio quello che mi impone la mia coscienza, libero da condizionamenti esterni! E vi dico francamente che voi genitori dovete lottare per i vostri figli, per far emergere nei tribunali la verità. Educate i vostri figli all’amore e al rispetto per i genitori così se capiterà la disgrazia di vederveli allontanare saranno pronti a scappare dalla comunità e a ritornare da voi, come accaduto in diversi casi che ho trattato. Educateli a ribellarsi, a creare problemi nella comunità … i ladri di bambini non vogliono problemi! Hanno vita facile con i più piccoli ma non con i più grandi!
E come sono solito dire: CHI NON LOTTA È INUTILE CHE BORBOTTA!
Avv. Gian Luca Gismondi
Presidente Associazione I figli del Mediterraneo
MI SPARANO ALLE SPALLE PERCHE’ DI VENIRMI DAVANTI HANNO PAURA…
Oggi ho deciso di parlare e cercare di far capire a tanti genitori come funziona l’associazionismo a favore dei minori, contro gli allontanamenti dai genitori naturali.
Sono in prima linea in questa battaglia da diversi anni e ho avuto modo di conoscere molti genitori afflitti dal grave problema dell’allontanamento dai figli: alcuni sono ritornati a casa, altri sono stati adottati, altri ancora dati in affidamento “sine die”.
Avevo organizzato una manifestazione davanti al Tribunale dei minorenni di Roma a gennaio 2022 per una mamma alla quale era stato allontanato il figlio minore e condotto in una casa famiglia. A quella manifestazione venne il sig. Paolo Roat (vedi foto sotto) il quale si presentò dicendomi di essere il presidente dell’associazione ANFIDU a Trento e di essere vicino ad un parlamentare di Forza Italia. Mi chiese se avevo intenzione di aderire alla sua associazione e di creare una filiale a Roma. Declinai l’invito facendogli presente che non è possibile combattere il sistema chiedendo aiuto al sistema, in quanto anche il centro destra, di cui fa parte Forza Italia, lucra sull’allontanamento dei minori avendo case famiglie gestite da “amici” di politici di Forza Italia.
Dopo esserci salutati in modo cordiale, non ho più rivisto né sentito quel signore che, però, alle spalle ha iniziato a farmi una guerra dicendo ai genitori di alcune regioni del Nord, in particolare Veneto e Piemonte, di stare alla larga da un estremista come me, che non potrei mai portare nulla alla battaglia contro gli allontanamenti dei minori, di cui evidentemente si ritiene “il condottiero per eccellenza”. Il sig. Roat, nei mesi successivi, ha impedito la mia partecipazione ad un convegno in
Piemonte e a due manifestazioni rispettivamente in Veneto e Piemonte, sobillando alcune mamme venute contro di me!
Nello stesso periodo (2022) sono stato avvicinato anche dalla pseudogiornalista sig.ra Sara Joey e dal suo cane da tartufo sig.ra Rita Fadda, presidente della Lega Uomini Vittima di Violenza (LUVV), entrambe vicine alla Lega e all’ex senatore Pillon.
Quindi si inizia con un’intervista fattami da Sara Joey dinanzi al Tribunale per i minorenni di Roma nel corso di un’altra manifestazione da me organizzata a sostegno di una madre alla quale erano stati sottratti i 4 figli. Successivamente vengo invitato dalla medesima ad un convegno online. Quindi vengo contattato dalla sig.ra Rita Fadda che mi propone di entrare a far parte dello staff di avvocati della sua associazione LUVV, ma esternamente, perché la LUVV si occupa solo di padri separati.
Al mio rifiuto, in quanto non collaboro e mai collaborerò con la politica istituzionale, responsabile anche degli allontanamenti dei minori, ha iniziato a parlare male di me alle spalle, lavorando sulla “cliente” per la quale avevo organizzato la manifestazione al Tribunale per i minorenni di Roma, chiedendole di affiancarmi l’avv. Rita Ronchi di Reggio Emilia. Quindi ho rinunciato al mandato, non volendo accanto colleghi con una linea difensiva diversa dalla mia che avrebbero potuto prendersi i meriti di quanto avevo fatto fino ad allora, e dopo la rinuncia la sig.ra Fadda ha iniziato a parlare male di me alle spalle, come risulta dallo screenshot sotto.
Infine non è immune dal summenzionato vizio la comunità tunisina in Italia. E’ organizzata come una tribù in cui ci sono 5/6 capi che comandano e gli altri connazionali “sottomessi”, costretti a chiedere aiuto a questi capi per ottenere i loro diritti. Uno di questi è un certo sig. Hichen H’ faiedh, un musulmano che per i suoi affari collabora con il PD. A suo dire questo signore tiene in scacco anche i consoli tunisini in Italia. Non è dato sapere che tipo di attività svolge, ma evidentemente è un “intermediario”. Dopo aver visto che ho portato a casa dei bambini tunisini allontanati dalle famiglie e che ho fatto delle interviste su radio arabe, il medesimo ha voluto conoscermi chiedendomi dei soldi per poter lavorare con la comunità tunisina in Italia. Mi ha promesso di farmi aprire 20 sportelli famiglia e minori in CAF di amici dietro versamento di € 50,00 mensili per gli sportelli: il “furbone” voleva garantirsi una rendita parassitaria di 1.000,00 euro al mese sulle mie spalle.
Quindi ho capito che anche i Consolati tunisini in Italia, non lavorano secondo logiche meritocratiche ma secondo il profitto, peraltro gestito da personaggi loschi, ma logica che con il sottoscritto non funziona perché il merito si paga e và incentivato!
Ci ho tenuto a portare all’attenzione dei genitori questi problemi importanti e li invito a verificare sempre di persona l’attendibilità delle dichiarazioni di personaggi come quelli sopra descritti.
La mia lotta continua per tutti i genitori e i bambini, italiani e stranieri, di buona volontà.
Avv. Gian Luca Gismondi
Presidente Associazione “I Figli del Mediterraneo”
BIGENITORIALITA’ O COGENITORIALITA’
Oggi si parla tanto di bigenitorialità, ossia affido condiviso.
Questa nelle separazioni sembra essere la soluzione migliore per crescere in un clima armonico i figli, anche se è difficile metterla in pratica.
La bigenitorialità è a tutela dell’interesse del minore. Ci sono molte controversie su questo modo di educare e crescere i figli nei divorzi e separazioni.
Partendo dal fondamento che i bambini devono e dovrebbero vivere e crescere in armonia in famiglia, dove i genitori in comune accordo educano, crescono i figli, con regole, educazione e facendo capire loro che ci sono dei valori su cui porre le basi dell’essere una brava persona e del vivere in una società civile.
Io parlerei di cogenitorialità, ossia la collaborazione genitoriale, quindi entrambi i genitori hanno comportamenti che hanno stabilito loro come coppia genitoriale per garantire il benessere fisico e psicologico dei figli.
Esso si riferisce alla qualità delle relazioni educative che i genitori hanno con il loro figlio/i e, in particolare, riguarda la modalità con cui i componenti della coppia genitoriale (madre e padre) coordinano il proprio stile educativo e gestiscono il conflitto al fine di mantenere un contesto familiare sano per la crescita del/i figlio/i
La collaborazione genitoriale è un percorso molto impegnativo che vede i due genitori accettarsi ed accettare la loro diversità culturale (se vi hanno in famiglia genitori di nazionalità diversa), ma va anche accettata la diversità culturale se si vive in un paese diverso da quello di origine; qui è necessario conciliare due mondi diversi mantenendo sempre a mente il benessere fisico e psicologico dei figli.
Nella cogenitorialità, ci sono tre pilastri fondamentali:
• relazione tra i coniugi, fatta di rispetto, libertà di accettare e manifestare la propria cultura per il benessere della persona
• la cooperazione intesa come parità dei compiti dentro casa (ci si aiuta nelle faccende di casa, si come si lavora in due)
• la triangolazione ossia come ci si comporta con i figli, non ci devono essere due modi diversi o deve prevalere solo indicazione del padre o madre, ma entrambi devono triangolare allo stesso modo verso i figli, questa triangolazione viene manomessa soprattutto nei divorzi, dove i genitori creano coalizione con i figli a discapito dell’altro genitore.
la cogenitorialità è un concetto introdotto negli anni 2001/2003 da Feinberg e Margolin.
Nella nostra epoca, dove la famiglia sta perdendo la sua identità dando terreno fertile a quel sistema che la vuole sgretolare nascondendosi dietro al concetto di benessere dei bambini, credo che la cogenitorialità sia un buon inizio per far si che quelle famiglie, quelle coppie che hanno smarrito, per tante cause la loro strada, vengano ri-regolate in modo da riacquistare il terreno e farlo diventare fertile per il benessere fisico e psicologico dei propri figli.
Dott.ssa Santoro Marianna pedagogista
Figli del Mediterraneo
Tutti i figli del mediterraneo dovrebbero crescere allo stesso modo, essendo figli del sole, del cielo azzurro e del mare cangiante. Dovrebbero vivere tutti all’aria aperta, felici della connessione con questa terra dove sono nati.
Al contrario, ogni paese che si affaccia sul mar Mediterraneo ha delle proprie peculiarità dovute ai confini geografici, alla politica, all’economia, religione ed istruzione, che causano diversità di benessere nei piccoli. Purtroppo, troppo spesso ci dimentichiamo che i bambini non sono un pacco da spostare qua e là a seconda del piacimento degli adulti, ma sono i futuri abitanti della terra.
Se noi adulti non fossimo intrisi di pazzia lo sentiremmo ogni attimo del giorno, sentiremmo il peso del dover consegnare a questi Esseri una società giusta, sana ed equilibrata, dove la bellezza regna sovrana dentro e fuori ad ogni abitante.
Viviamo, purtroppo, in un’epoca piena di contraddizioni e di sotterfugi per sfuggire da questa realtà troppo difficile da comprendere e troppo dura da sopportare. Fuga che spesso avviene in giovane età con suicidi senza senso, problemi psichiatrici negli adolescenti e uso di stupefacenti già nei preadolescenti. Questo è un chiaro segnale di una società malata, profondamente cancerosa per tutti i suoi abitanti.
Correre ai ripari dopo aver constatato la distorsione nella quale viviamo è utopistico, ma possiamo puntare ad arginare tale deperimento creando un cordone di amore e di educazione alla saggezza per i bambini, soprattutto in quella fascia di età nella quale la decadenza non ha ancora messo radici in loro. Diventa, di conseguenza, un dovere per ogni adulto lungimirante agire per questo fine supremo, realizzando insieme, non domani, ma oggi, progetti già esistenti ma dormienti.
Quando un progetto è giusto per l’umanità, arriverà ai cuori delle persone che aiuteranno la sua realizzazione, ed i fanciulli avranno ancora una “chance” di poter esprimere tutto il loro potenziale, per creare un futuro societario completamente diverso, dove al profitto si contrapporrà la serenità di una vita semplice ed appagante. Fine ultimo di ogni vero umano.
Dottoressa Alessia Chiabotto
Educatrice- responsabile sportelli famiglia e minori di Piemonte e Valle D’Aosta